“Una crisi ci costringe a tornare alle domande, esige da noi risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto, e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, aggravando così la situazione e rinunciando a utilizzare quell’occasione per riflettere su ciò che la crisi stessa scaturisce” (Hanna Arendt)
Capovolgiamo le piramidi è un viaggio di vent’anni, quello dell’autore, Matteo Rossi, dai movimenti per una globalizzazione più giusta di inizio secolo, fino alla pandemia tra crisi economiche, politiche, ambientali e l’impegno di chi ha provato a praticare e costruire l’alternativa.
Il libro traccia un percorso tra gli avvenimenti politici internazionali, nazionali e il territorio bergamasco, raccontando in prima persona esperienze e riflessioni in dialogo con tante compagne e compagni di viaggio.
Un racconto autobiografico, un saggio storico e politico, una ricca raccolta di documenti sviluppata cercando il filo rosso che lega le storie personali e collettive di chi credeva e ancora crede in un altro mondo possibile.
Quando ho pensato alla presentazione di questo evento, avevo bene chiaro in mente Matteo; ci siamo incontrati, ci siamo scambiati pareri e, arrivando alla definizione della forma del dialogo anche con i giovani di Caravaggio, mi ha trovato assolutamente concorde.
I fatti piccoli, della quotidianità, delle piccole scelte come di quelle grandi, per chi ha grande potere, devono essere fatte in reale ascolto, attraverso un ascolto attivo dei bisogni dell’altro.
Nella Dichiarazione per la vita del 2021 si legge: “L’uguaglianza dell’umanità risiede nel rispetto della differenza. (…) La comprensione del fatto che non è la pretesa di imporre il nostro punto di vista, i nostri passi, compagnie, strade e destini che ci permetterà di avanzare, bensì l’ascolto e il punto di vista dell’altro che, distinto e differente, ha lo stesso desiderio di libertà e giustizia (…)”
Questo è quello che vedo in Matteo, che emerge in ogni pagina del libro a partire dalla poesia iniziale “Io non mi arrendo”.
Ho chiesto ai ragazzi di leggere il libro con questa particolare attenzione, umanissima e bellissima: un cuore che batte per ciò che, per esperienza, ritiene giusto. Con questo cuore ognuno può confrontarsi e la dinamica del conflitto “io vinco, tu perdi” può essere sostituita con “io vinco, tu vinci”. Questo è possibile, non è un’utopia!
Non vorrei che sia solo una tappa del tour di presentazione.
Quello che mi interessa è un affondo sull’umanità bella che deve essere vissuta.
Questa presentazione vuole far conoscere che cosa genera la passione e l’amore per altro da se.
Quale che sia la strada che stiamo percorrendo.