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Produzione Come un fior di loto
Con il patrocinio della Città di Caravaggio
Nel giorno della nascita di Michelangelo Merisi da Caravaggio - 29 settembre 1571, Come un fior di loto (che dal 2012 è produce format originali a firma di Alessandro Bottelli e monologhi teatrali a cura di Federica Cavalli, e che lo scorso 29 febbraio ha apreto una libreria a Caravaggio che vuole diventare un punto di incontro culturare di ampio respiro) propone, con il Patrocinio della Città di Caravaggio il monologo "Lena, o del Caravaggio" già messo in scena nel 2014 nella Chiesa di Sant'Elisabetta e riproposto lo scorso anno all'interno della cornice "ArtToNight" a Bergamo.
Parlare di Lena, modella e innamorata di Agnolo, è parlare del Caravaggio
Che cosa lo ha spinto a dipingere una Madonna di Loreto “…che ne fu fatto estremo schiamazzo”? Perché ha dipinto il ventre della Vergine “gonfio come di un’annegata”?
Lena, nella quotidianità condivisa con il pittore Agnolo (così viene chiamato nel testo), tutto questo lo conosceva, lo condivideva, e per questo lo amava.
Amava le sue paure, amava lo sguardo così umano e così divino che aveva sulla realtà. Amava Agnolo.
Lena, personaggio principale dello spettacolo, è interpretato da Federica Cavalli, che darà suono anche alla voce narrante dell’intero racconto , ad Annuccia l’amica che presentò Lena al Caravaggio, e ad Agnolo stesso.
Grazie all’uso del flash back si dipana così, nel ricordo, la storia di un uomo e di una donna. Un destino che, incrociato, ha cambiato la vita di entrambi.
Lena - sua modella e ritenuta da sempre la “donna del Caravaggio” - prestò il suo volto nei dipinti: “La morte della Vergine” nei panni di Maria e della Maddalena; “La Madonna di Loreto”, “La Madonna dei Palafrenieri” e “L’estasi di Maddalena” dipinto quest’ultimo che il pittore realizzò prima di fuggire da Roma in seguito ad un omicidio.
Il pittore non si separò mai da quella tela che aveva con se anche nel momento della morte. Agnolo la dipinse nel momento più drammatico della sua vita e la dipinse come la ricordava: bellissima, con i capelli sciolti, la camicia scivolata dalle spalle, il capo reclinato e gli occhi pieni di lacrime, come tante volte l’aveva lasciata.
“Lena, o del Caravaggio” è la storia di un sentimento originale, di uno sguardo sempre alla continua ricerca del Vero; è una continua tensione all’Eterno che si fa carne nella storia di un uomo e di una donna; è la confidenza tra due amanti di un’inadeguatezza che implora e chiede aiuto.
Lena c’era, tante le confidenze, la quotidianità vissuta, le speranze, sempre deluse.
E il pittore, quella donna, se l’è portata sempre appresso, fino alla morte come un rimpianto nostalgico, fino all’ultimo suo respiro.
Lena muore a ventotto anni, poche settimane prima del ritorno di Agnolo a Roma.
Lo spettacolo racconta - attraverso le parole di Lena – lo sguardo che il pittore aveva sulla realtà.
Federica Cavalli
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