Santa Lucia, una storia da riscoprire

“Syracusis, in Sicilia, natalis sanctae Luciae…”

Santa Lucia, una storia da riscoprire

 

Lucia di Siracusa, conosciuta come santa Lucia (Siracusa, 283 – Siracusa 304), è stata una martire cristiana di inizio IV secolo durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa che ne onorano la memoria il 13 dicembre. È una delle sette vergini menzionate nel Canone romano e per tradizione è invocata come protettrice della vista a motivo dell'etimologia latina del suo nome (Lux, luce). Le sue spoglie mortali sono custodite nel Santuario di Lucia a Venezia

 

La nascita di Lucia

La nascita di Lucia è il dono che riempie di gioia i due genitori in età ormai avanzata. La famiglia è di nobilissime origini, una delle più in vista della città. La madre, Eutichia, ha origini greche; il padre, Lucio, è di origini romane.

Lucia è una neonata quando viene acclamato imperatore Diocleziano che, come i suoi predecessori è preoccupato dell’atteggiamento dei cristiani che anziché usare la forza, violenza e le armi annunciano al mondo intero la dolcezza, la bellezza e l’amore di questa nuova religione che cambia il cuore delle persone.

Lucia nasce quando i suoi genitori hanno da poco aderito alla nuova religione

 

Il nome di Lucia

“Vos filii lucis estis” (Voi siete figli della luce)

Il nome di Lucia deriva dal latino “lux”, o forse dal greco “lùkein”; per entrambi la traduzione è la medesima: “luce”.

Nelle prime comunità cristiane la scelta dei nomi dei neonati era ponderata, si era soliti scegliere nomi che esaltassero le virtù o richiamassero alla memoria i dogmi fondamentali della nascente Chiesa.

Lucia, “luce” che squarcia le tenebre del paganesimo in favore del nascente Cristianesimo, apre gli occhi alla speranza e alla radiosa luce della salvezza.

Lucia resta il nome cristiano per eccellenza; i seguaci della nuova confessione, nelle Scritture e negli scambi epistolari con gli Apostoli di definiscono “Filii lucis”

 

Infanzia di Lucia

Lucia con la famiglia vive nel quartiere siracusano di Ortigia, in una splendida villa ornata di statue, colonne, mosaici e bellissimi giardini.

La piccola cresce serena sotto lo sguardo amorevole di Eutichia e del padre Lucio. All’età di cinque anni improvvisamente muore il padre. La gestione della casa ricade sulle spalle di Eutichia. Le due donne non sono sole, ad aiutarle ci sono i molti schiavi e servi. L’atteggiamento di Lucia e della madre nei loro confronti è di rispetto degli umili.

Si dice che Lucia sia una ragazzina buona, docile, serena e leggiadra, capace di incantare umili e potenti.

 

Lucia fa voto di castità e povertà

Crescendo Lucia diventa una bellissima ragazza. Eutichia, vedova e da tempo ammalata, spera per la figlia un buon matrimonio. I pretendenti non mancano, ma il desiderio della madre è in contrasto con il percorso che ha intrapreso la figlia. Lucia a 14 anni decide di consacrare tutta la sua vita a Gesù e di vivere in povertà.

La casa di Lucia è un continuo andirivieni di poveri e bisognosi, ma anche di pretendenti che cercano l’assenso di Eutichia certa che ella saprà convincere la giovane Lucia.

Una sera, mentre la ragazza è assorta in meditazione, Eutichia entra nella sua stanza per informarla che un giovane l’ha chiesta in sposa.

Inizia un periodo di confronto tra le due donne che porterà Lucia a decidere di dedicare la sua vita al Signore. Lucia decidere di rendere pubblici i voti di castità e povertà e così il Vescovo Eutichio pone sul capo di Lucia un velo candido quale segno di purezza.

L’esempio di lucia sarà seguito da altre coetanee, e i loro voti segneranno una testimonianza che le giovani pagheranno a caro prezzo.

 

Lucia prega sulla tomba di Sant’Agata

Accade che Eutichia, la madre di Lucia è provata da un flusso continuo di sangue che la strema. Inutili risultano le dispendiose cure e i medici sono sempre più perplessi circa la possibilità di una guarigione.

Lucia è molto preoccupata e convince la madre a recarsi in pellegrinaggio a Catania per pregare sulla tomba di Sant’Agata affinché le venga concessa la grazia.

Il 5 febbraio del 301, Lucia e la madre si recano a Catania da Siracusa.

Giunte a Siracusa le due donne pregano sulla tomba della Santa nella penombra delle catacombe.

Improvvisamente e misteriosamente, Lucia cade in un sonno profondo. Va in estasi e ha le visioni. Le appare Sant’Agata che le parla: “Lucia, sorella, perché chiedi a me ciò che la tua stessa fede può concedere?”

Lucia si ridesta, e incredula vede che la madre è guarita.

E un miracolo! Sant’Agata continua:

“Dio ha voluto che io rendessi celebre con il mio sacrificio la città di Catania, ed allo stesso modo tu, dolce Lucia, sei chiamata a rendere famosa la tua città. Sarai martire, ma lucente sposa di Cristo” (Sant’Agata)

Lucia è pronta a testimoniare le verità del cristianesimo sino al sacrificio.

 

Lucia dona tutto ai poveri

All’indomani del miracolo della madre, pervasa da una forza divina, Lucia comunica alla madre che intende vendere tutti i terreni, oggetti preziosi, monili provocando un’attenzione particolare del prefetto di Siracusa, Pascasio, che dubita sulla fedeltà all’impero delle donne.

 

L’editto di Diocleziano

Diocleziano è contrario al cristianesimo in quanto lo definisce una temibile rivoluzione verso Roma. Per questo inizia a perseguitare, torturare e mandare al rogo tutti i cristiani. Nel 304 Diocleziano proclama l’editto di persecuzione ordinando ai soldati di distruggere le chiese e bruciare le scritture di modo da cancellare ogni traccia della nuova religione. I primi cristiani preferiscono morire con sofferenze inimmaginabili piuttosto che diventare pagani, tra questi c’è anche Lucia.

 

La denuncia e l’arresto di Lucia

Il giovane pagano innamorato di Lucia vuole chiederla in sposa, ma Lucia testimonia la propria fede e il proprio amore annunciando che ha già scelto il suo sposo, uno sposo divino. L’amore del pagano si tramuta in odio scegliendo di denunciare a Pascasio la fede della giovane Lucia. Dopo settimane i soldati arrivano all’Ortigia e arrestano Lucia.

 

Interrogatorio di Lucia

Lucia viene portata davanti al popolo accorso numeroso pronto per il suo interrogatorio. Qui la giovane non rinnega la sua fede. Pascasio, inaspettatamente, resta ammaliato dalla bellezza verginale di Lucia vedendo nei suoi occhi una luce straordinaria che lo conquistano. Allibito, Pascasio decide di accusare Lucia non per la sua fede, ma per aver sperperato le ricchezze della sua famiglia. Lucia si rende conto che è arrivato il momento del suo martirio, profetizzato da Sant’Agata.

 

Il martirio

Il prefetto riferisce a Pascasio che non riescono a spostare il corpo di Lucia; lui incredulo si mescola nella folla, incrocia lo sguardo di Lucia che lo supplica di convertirsi perché ciò che sta avvenendo è tutta opera della potenza di Dio. Pascasio sempre più adirato ordina che Lucia venga cosparsa di urina convinto che “l’incantesimo” svanisca: non accadendo, Lucia viene accusata di essere una strega, viene cosparsa con olio, pece e resina e viene messa sul rogo. Lucia supplica al suo Signore che il suo corpo venga risparmiato in modo tale che i pagani credano in lui e si convertano. La supplica viene assecondata. Il prefetto incredulo è deriso dal popolo. Lucia sa che la sua fine è prossima e così profetizza le sue ultime parole: “Annuncio a voi cristiani che le vostre preghiere sono giunte a Dio e che presto le esaudirà e donerà pace alla Chiesa e ai suoi seguaci. Gli imperatori che vi hanno perseguitato periranno miseramente, e io sarò tutela e faro di Siracusa e di tutti i siracusani che vorranno abbracciare la nuova fede”. 

 

Lucia è santa

Pascasio ordina che Lucia venga sgozzata. Lucia si ricongiunge vergine e martire al suo sposo diventando Santa. È il 13 Dicembre del 304 d.C., tre anni dopo la predizione di Sant’Agata. Il terreno dove è avvenuto il martirio della Santa è considerato dai siracusani sacro decidendo di costruirvici sopra un tempio. Sulla pietra sepolcrale di Lucia è scolpita una colomba simbolo di pace, raggiunta tra impero e chiesa proprio come aveva profetizzato la martire.

 

Lucia e la fine della carestia

Attestata dalla testimonianza scritta di un testimone oculare è la fine miracolosa della carestia dell'anno 1646. Domenica 13 dicembre 1646, una quaglia fu vista volteggiare dentro il Duomo di Siracusa durante la Messa. Quando la quaglia si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l'arrivo al porto di un bastimento carico di frumento. Il popolo vide in quella nave la risposta data da Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte, e per la gran fame non aspettò di macinarlo ma lo consumò bollito.

 

La diffusione del culto

«Memoria di santa Lucia, vergine e martire, che custodì, finché visse, la lampada accesa per andare incontro allo Sposo e, a Siracusa in Sicilia condotta alla morte per Cristo, meritò di accedere con lui alle nozze del cielo e di possedere la luce che non conosce tramonto.» (Martirologio Romano)

Sin dal giorno della deposizione del suo corpo nelle catacombe che da lei presero il nome, Lucia venne subito venerata come santa dai siracusani e il suo sepolcro divenne meta di pellegrinaggi. Nell'introduzione al romanzo storico Lucia di René du Mesnil de Maricourt del 1858, Ampelio Crema scrisse: «la prima e fondamentale testimonianza sull'esistenza di Lucia ci è data da un'iscrizione greca scoperta nel giugno del 1894 durante scavi archeologici del professor Paolo Orsi nella catacomba di San Giovanni, la più importante di Siracusa: essa ci mostra che, già alla fine del quarto secolo o all'inizio del quinto, un siracusano - come si deduce dall'epigrafe alla moglie Euschia - nutriva una forte e tenerissima devozione per la "sua" santa Lucia, il cui anniversario era già commemorato da una festa liturgica. Tale iscrizione è stata trovata su una sepoltura del pavimento, incisa su una lapide quadrata di marmo, misurante cm 24x22 e avente uno spessore di cm 3, tagliata irregolarmente. Le due facce della pietra erano state ricoperte di calce: ciò indica che la tomba era stata violata». Così recita l'epigrafe o iscrizione di Euschia: «Euschia, irreprensibile, vissuta buona e pura per circa 25 anni, morì nella festa della mia santa Lucia, per la quale non vi è elogio come conviene. Cristiana, fedele, perfetta, riconoscente a suo marito di una viva gratitudine.»

Questa iscrizione è conservata al museo archeologico di Siracusa ed è esposta nel percorso museale.

 

13 dicembre

La memoria liturgica ricorre il 13 dicembre. Antecedentemente all'introduzione del calendario gregoriano (1582), la festa cadeva in prossimità del solstizio d’inverno (da qui il detto "santa Lucia il giorno più corto che ci sia"), ma non coincise più con l'adozione del nuovo calendario per una differenza di 10 giorni.

La celebrazione della festa in un giorno vicino al solstizio d'inverno è probabilmente dovuta anche alla volontà di sostituire antiche feste popolari che celebrano la luce e si festeggiano nello stesso periodo nell'emisfero nord. Altre tradizioni religiose festeggiano la luce in periodi vicini al solstizio d'inverno come ad esempio la festa di Hanukkah ebraica, che dura otto giorni come le celebrazioni per la santa a Siracusa, o la festa di Diwali celebrata in India.

Il culto di santa Lucia inoltre presenta diverse affinità con il culto di Artemide, l'antica divinità greca venerata a Siracusa nell'isola di Ortigia. Ad Artemide, come a santa Lucia, erano sacre la quaglia e l'isola di Ortigia - anche chiamata Delo in onore della dea della caccia. Artemide e Lucia sono entrambe vergini. Artemide è inoltre vista anche come dea della luce mentre stringe in mano due torce accese e fiammeggianti.

 

 

Le notizie riportate sono state recuperate da una ricerca in internet sulle pagine di Wikipedia

E dal libro “Santa Lucia la fiaba e la storia” di Tarcisio Bianchessi – Editrice Monti  -  anno 2000